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La Mamma di Angela

1° aprile 2006

 

Da Magda:  

Ricordate Paola, la giovane Indaco-Cristallo, mamma di Angela? Ogni tanto mi scrive e mi racconta di sé e della sua vita. Testimonianze di una persona attenta ai "segnali" che incontra sul suo cammino, di una persona che ha iniziato a "ri-scoprire" il suo mondo interiore e su queste nuove verità sta ri-costruendo la sua vita....

Ormai è evidente, stiamo vivendo tempi straordinari, con esperienze (a volte "catartiche" e non propriamente piacevoli!), che ognuno di noi si trova ad affrontare quotidianamente, alcuni consapevoli di ciò che sta avvenendo altri no.... Così ho chiesto a Paola: "Perché non sintetizzi le cose che mi hai scritto e non le offri ai visitatori del sito? Potrebbero servire a chiarire le idee a qualcuno che, magari, è confuso, disorientato per ciò che gli sta succedendo...." Ed ecco la sua testimonianza, chiara, semplice, scritta con il cuore.

Se anche voi volete contribuire a creare una sezione riservata alle vostre storie, scrivetemi paramar@lightworker.it. Insieme, mano nella mano, possiamo fare la differenza! Grazie per l'aiuto che ci date nel diffondere la Luce!

Magda

Un Mamma Indaco si racconta....

Ciao Magda, eccoti ciò che mi hai chiesto e che ti scrivo con molta gioia. Queste sono le mie impressioni.

E’ un periodo intenso questo. Molto intenso. Molte cose stanno accadendo e stanno diventando tangibili, sia per chi è già sulla strada, sia per chi la strada non l’ha mai considerata ma si trova in cammino senza saperlo. E viene scosso dai segnali.

Piccoli e grandi fenomeni si manifestano, tutti stiamo iniziando a “sentire”. Sentire non solo le energie, ma sentire noi stessi e le nostre esigenze. La propria verità su di sé.

Qualche giorno fa ho incontrato una persona di sessant'anni che sta facendo un enorme lavoro su di sé, così importante e impegnativo che le sono usciti tutti i perché dell’irrequietudine e del malessere della sua vita. A sessant'anni ha ripreso  in mano la sua vita e se l’è andata a riguardare tutta. Per cambiarla. E come lei, tante altre persone che ogni giorno incontro sulla mia strada. Ovunque. Fra amici, per strada, in treno… persone che mi raccontano come il velo che avevano sugli occhi si stia sciogliendo, come la grande illusione del sé apparente stia svanendo e liberi la visuale su un mondo interiore che è molto diverso da ciò che hanno sempre pensato. Il denaro per esempio. Suona di illusione. Accumulare denaro, cercarlo e desiderarlo è come accumulare illusioni. Non c’è disprezzo nelle mie parole, il denaro è una convenzione della nostra società e qui gli abbiamo assegnato una funzione, ovvero dare valore a ciò che facciamo, ma gli abbiamo assegnato anche un valore che è molto aldilà della sua funzione. Gli abbiamo chiesto di parlare per noi, di vivere per noi, di rappresentarci, di essere noi. Gli abbiamo delegato la vita e ci siamo fatti usare, invece che usarlo come strumento.

E questo ora emerge, ed è insopportabile. A tal punto che io ora ho più senso e rispetto del denaro e del guadagno. Ho capito che differenza c’è fra una cosa che mi è utile e una necessaria. Ho capito che l’acqua costa perché è un valore e un vestito costa perché è intessuto di illusioni. Pago per l’acqua ma non compro il vestito.

Ecco, e questo cambia il senso del lavoro. Ci si fa molte domande sul lavoro. Si lascia il lavoro. Se ne crea uno nuovo. Si modificano le relazioni sul lavoro perché cade l’illusione del “io sono ciò che mi paghi”. Per quanto mi riguarda ho scelto di fare ciò che ho scoperto di volere e sapere fare, anche se questo mi ha fatto decadere nella scala del prestigio sociale ed economico. Ho capito di aver fatto per dieci anni un lavoro che per me non aveva senso in un ambiente che non aveva senso e con persone confuse e sofferenti. Ho perso il denaro, il contratto e una pensione che non avrei comunque mai avuto. Quello che faccio ora ha molto valore e molto senso. E i 30 euro che adesso guadagno per me hanno davvero un valore. E quando li spendo li uso per cose che hanno senso e valore, per me.

Insomma questa digressione sul denaro l’ho fatta perché è un discorso che oltre a condividere e vivere, sento sempre più spesso fra le persone e l’ho sentito anche dalla signora sessantenne di cui sopra. In fondo, di cosa abbiamo bisogno per vivere davvero? E’ una domanda che sento spesso e la trovo non solo importante, ma fondamentale.

Di cosa abbiamo bisogno per vivere? Cosa ci rende felici? Chi siamo? La verità su noi stessi determina la nostra vita. Il nostro livello di consapevolezza ci dà i parametri per valutare la nostra realtà. Fare i conti con noi stessi ci fa capire a quanto ammonta il valore che diamo alla vita. E lì non ci sono numeri.

La sensibilità di tutti noi sta aumentando in maniera esponenziale e le problematiche della vita (lavoro, denaro, famiglia, relazioni) anche. Ma con un solo scopo: la purificazione. 

Infatti a livello di purificazione ci stiamo scuotendo tutti e ciò che sta emergendo è impressionante. E le persone si ammalano è vero, ma – con tutto il rispetto per gli ammalati – so che la malattia non esiste. E’ l’anima che si ammala e chiede al corpo di reagire. E’ vero, prima si ammala la testa, poi il corpo. Dei pensieri sani e puliti generano dei corpi sani e attivi. Più che mens sana in corpore sano, direi il contrario. Non ci nutriamo solo di cibo, la nostra energia non la prendiamo solo dalla metabolizzazione dei cibi e della luce. Noi ci nutriamo di energia, e i pensieri e le emozioni sono energia pura. Se i pensieri e le emozioni che generiamo congestionano il nostro sistema energetico, il nostro sistema energetico condiziona il nostro corpo. Il corpo è l’ultima manifestazione, ma nella nostra visione distorta l’abbiamo sempre temuto e abbiamo sempre pensato che tutto si svolgesse lì. “Fuori” da noi, in quella parte terminale che ci manifesta al mondo fisico.

Ma la nostra realtà accade dentro, dentro ogni cellula, dentro ogni filamento di dna, dentro ogni invisibile traccia di consapevolezza, dentro una nuvola elettromagnetica che avvolge l’organo grigio, dentro i nostri occhi che vedono il mondo oltre quello fisico.

Ed è così diversa e uguale per ognuno di noi. E siamo così capaci di modificarla, di crearla.

Ma non è sempre semplice fare i conti con la propria verità. Chi non l’accetta o non la vuole nemmeno vedere… è vero: si ammala. Mi dispiace, ma l’ho visto con i miei occhi.

In corrispondenza del portale di febbraio tre persone che conosco e che vivono grosse emozioni negative e un livello del loro perché ancora basso, sono finite in ospedale in gravi condizioni.

Quel venerdì sera ero seduta a casa ad aspettare, con il senso del cane da guardia. Sì, perché è da marzo dell’anno scorso che ho iniziato a capire che cosa sono i portali e come si sentono e alla fine, in questi mesi, avevo preso l’abitudine di mettere una crocetta sul calendario quando li sentivo e poi inevitabilmente ne trovavo la conferma.

Stavolta, con quello di febbraio ne ho avuto la certezza. E’ stato forte. Io che dormo anche sotto una schiacciasassi quel venerdì notte non ho dormito. E l’indomani sono arrivate le notizie.

Io che sono saldamente in cammino e faccio saltare sigilli in continuazione per aprire matrioske che sembrano non finire mai, ho provato una tale “sofferenza” nella prima settimana di marzo che mi ha permesso di liberarmi come un’influenza gastrointestinale ci libera di ciò che ci disturba. Non mi va di definire questo evento sofferenza o dolore in effetti, perché è come ridere mentre si piange. Non è stata una generazione di dolore, ma una liberazione di pensieri dolorosi su di sé. Non pensavo di pensare certe cose di me. Mi sono negata l’accesso alle mie emozioni profonde per 36 anni, per paura. Paura di restare sola, paura di non essere accettata, paura di restare senza soldi, paura di non essere all’altezza… chi più ne ha, più ne metta. Ho negato la mia intelligenza, la mia sensibilità, il mio valore, la mia bellezza e la mia femminilità. Ho nascosto a me stessa la verità che sapevo su di me. Ho chiuso le mie opinioni su di me in una cassaforte a triplice combinazione in un bunker scavato in fondo in fondo al cuore.

Ora mi si sta aprendo li cuore. Eh sì. Non pensavo fosse così intenso. Non pensavo che il mio cuore fosse così chiuso e così colmo di segreti, paure e dolori. Non pensavo che fosse così solo. Sto spurgando e contemporaneamente sto accrescendo la mia cristallinità e la mia capacità terapeutica in maniera esponenziale. A questo proposito sono riemersi i miei amati cristalli in aiuto.

L’apertura del cuore è fondamentale per me per capire che l’amore è quella cosa che più si capisce e meno si sente la necessità di pronunciare. E’ quella cosa così diversa dai cuoricini che ci vendono a San Valentino e anche dall’idea preconfezionata di famiglia che il management clericale ci ha venduto per secoli. L’amore è un sentimento di purezza interiore, di connessione, di scambio istintivo e di profonda comprensione di sé e di conseguenza del mondo. E’ un’emissione in sola uscita. Anche se rappresentarlo così questo sentimento mi sembra riduttivo. In verità non è nemmeno un sentimento come lo consideriamo abitualmente. E’ un’energia, è una vera e propria frequenza specifica di connessione universale. Ecco. Questa descrizione mi soddisfa.

Entrati nel flusso le cose accadono… pensieri condivisi, risposte a domande mai verbalizzate, sincronie fra persone lontane, ti dico solo che ieri appena terminata la meditazione è saltata la luce in casa per qualche minuto per poi riavviarsi da sola. I cellulari che tengo fra le mani si scaricano immediatamente. Ricevo un messaggio e so di chi è prima di guardare il telefono. Chiamo le persone che mi pensano e viceversa quasi in tempo reale. Quando faccio terapia sento le energie anche in maniera fisica, cioè prima le toccavo io, ora sono loro che toccano me. La connessione è sempre attiva, basta chiedere e la risposta è pressoché immediata. Il mio corpo sta ancora cambiando, la mia mente si sta ridimensionando e la connessione è come se fosse un flusso quasi continuo. Non ci sono quasi più barriere fra il mio pensiero e i pensieri altrui. E’ impressionante. Per chiarezza dico che tutti i fenomeni di cui sopra accadono ma non in maniera continua e costante, solo in maniera più massiccia e ravvicinata.

Sto anche regolando il mio equilibrio maschile femminile,  non lo immaginavo così importante, e sto lavorando sodo per il radicamento. Perché ho la sensazione che se non ci si radica arriverà ben presto un vento che ci porterà via.

Scendo perciò nella terra a recuperare le mie origini biologiche e il mio senso della vita reale e concreta, quella scandita dai ritmi del giorno e della notte, quella fatta di strumenti reali per costruire una vita incisiva e intensa, che ha diretti effetti su di noi e sugli altri.

Sto cercando anche di lavorare sul denaro perché adesso che faccio la terapeuta a tempo pieno, metà in verità perché mi dedico molto allo studio e alla cura di me stessa e di mia figlia, non ho un guadagno effettivo. Non intendo emarginarmi e vivere d’aria, ma sto lavorando sodo per costruirmi una realtà tangibile che abbia un equilibrio sano e pulito.

E poi il tempo… questa grande incognita. Ma esiste ancora il tempo? Il calendario non riesco nemmeno più a usarlo, è come se fosse troppo fermo rispetto alla mia percezione.

Gli orologi in casa mia si sballano, il cellulare rallenta rispetto all’orologio sincronizzato con il meridiano di Greenwich. Un giorno è per me un mese, ogni risveglio è una nascita in una nuova vita. Ciò che è accaduto una settimana fa per me è accaduto in un passato assai remoto. In dieci minuti accadono diecimila cosa contemporaneamente e riesco a fare in un giorno quello che prima facevo in una settimana. Come è possibile? Eppure io sono tranquilla, mi sembra di avere un ritmo normale. Ma tutto si è accelerato. Le persone ai miei occhi cambiano alla velocità della luce, l’evoluzione è in costante accelerazione. C’è chi invecchia in un giorno, c’è chi ringiovanisce. C’è chi si ammala, c’è chi guarisce. C’è chi si allontana, c’è chi si avvicina. Tutto nello stesso identico istante.

Vedo il mondo trasformarsi, partecipo alla trasformazione, vedo mia figlia crescere e mi lascio aiutare da lei che è sempre così prolifica di buone indicazioni e di consapevoli verità. Stiamo crescendo insieme, stiamo cambiando allo stesso ritmo. Insieme a molte molte altre persone.

A volte mi domando se è follia. Se queste percezioni e questa verità ogni giorno più tangibile sia pazzia. Un disturbo psichico, forse. Dovremmo essere tutti rinchiusi in un enorme manicomio? O lo siamo stati finora?

Forse questa illusione di sé è un modo attraverso cui qualcuno controlla i più deboli – noi - dandogli il contentino di un gioco irreale e facendoli sentire importanti. Davvero, a volte me lo chiedo. Siamo gli irrisolti? Gli incapaci di vivere la vita reale? Gli emarginati? I burattini? Gli immaturi a vita? Gli irrecuperabili? I disadattati? I perdenti? I falliti? I miserabili?

Ma quando vedo che le cose accadono, davvero, quando vedo la mia vita trasformarsi e con lei il mio corpo. Quando vedo le cose accadere e le persone rifiorire solo perché le penso con amore… quando sento come mi sento… non posso che dire: così sia.

Ti abbraccio, sinceramente.

Paola

 

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